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Mazara del Vallo: Guardia Costiera sequestra circa 10 tonnellate di pesce spada

La marineria di Mazara teme le vedette libiche

(Sabato 18 Novembre 2017)
Mazara - Prima i tunisini (16 settembre scorso sequestro dell’Anna Madre), ora i libici. La marineria di Mazara stretta nella morsa delle vedette militari dei due Paesi dirimpettai e non sa come uscirne.

La tensione scorre in piazza Regina, punto di riferimento dei marittimi dopo il nuovo tentativo di sequestro, da parte di una vedetta militare libica, dei pescherecci Twenty three e il Twenty four della società degli armatori Matteo, Enzo e Cosimo Asaro, tentativo sventato per l’intervento di una nave della marina militare italiana. Entrambi i pescherecci erano stati sequestrati, il primo nel 2010 e il secondo nel 2012, da militari tunisini che li avevano rilasciati dopo il pagamento di una ammenda.  <<Un ennesimo colpo di coda dei militari libici-afferma Tonino Catalano, 53 anni, che conosce le vedette libiche ed anche quelle tunisine per essere stato coinvolto in episodi di aggressioni. Non capisco questa caccia spietata contro marittimi inermi i militari libici ci dovrebbero sorvegliare le coste per non fare partire i migranti dai loro centri. Poi non si capisce bene se le vedette libiche sono filo governative o fanno parte di gruppi in rivolta. Comunque sia di questa storia della guerra del pesce non se ne può più>>. Nel porto nuovo c’è un bar che è un punto di riferimento per i marittimi, si intrecciano discussioni sui banchi di pesca, sui guadagni sempre più ridotti (i marittimi portano a casa circa 800 euro al mese) ma principalmente si discute sui limiti delle acque territoriali sia tunisine che libiche. <<Posso assicurare senza ombra di smentita  - afferma Nicola Gancitano, 55 anni, marittimo attualmente disoccupato – che i pescherecci di Mazara navigano in acque internazionali. Se poi la Libia porta a 74 miglia il limite delle sue acque territoriali e nessun governo si oppone, ciò significa che a livello politico non si ha la forza di reclamare quanto stabilito dalle leggi. Ed allora perché la Stato italiano non porta i limiti delle sue acque a 50 o 60 miglia? Tanto nessuno si ribella>>. La tensione si legge negli occhi di tutti. <<Questa non è vita – dice Salvatore Maniscalco. La professione del pescatore è diventata pericolosa. Si sa quando si esce ma non si sa se ci sarà un ritorno. Sono sati uccisi colleghi perché  colpiti dalle armi  dei militari tunisini e libiche, cosa si vuole di più per intervenire verso questi due Stati?>>. I marittimi lavorano con la paura addosso ed appena vedono l’ombra di una vedetta libica , sperano che non accada nulla. Il rischio è che i pescherecci di Mazara del Vallo paghino un prezzo ancora più alto, con il pericolo per la vita degli stessi marittimi imbarcati, a causa dell’escalation delle tensioni in Libia. Per questo motivo Ittica Mazara ha chiesto ed ottenuto il pattugliamento delle zone di pesca con navi militari.

[Fonte: gds.it - Salvatore Giacalone]