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Sequestro pescherecci mazaresi. Il generale Haftar sfida l’Italia

Presentata un'interrogazione al ministro degli affari esteri.
(Giovedì 11 Ottobre 2018)
Nessun ferito, ma tutti e 14 i marinai, italiani e tunisini, dei due pescherecci siciliani sequestrati dalla Guardia costiera libica sono sottoposti a un fermo di polizia per accertamenti.

Si tratta del motopesca «Matteo Mazzarino», della società armatoriale Mcv Pesca e del peschereccio «Afrodite Pesca», di Antonio Pellegrino anch’esso di Mazara del Vallo. Una motovedetta libica li ha avvicinati, sparando diversi colpi, martedì poco dopo le 20 a 29 miglia dalle coste di Derna con l’accusa di pescare in acque libiche e non internazionali come sostengono gli italiani.

La Farnesina sta monitorando la situazione in stretto contatto con la nostra ambasciata a Tripoli: «La nostra diplomazia è impegnata affinché l’emergenza si risolva presto e al meglio». Dal ministero degli Esteri aggiungono inoltre che la motovedetta libica è intervenuta sostenendo che ci sia stato uno sconfinamento delle due imbarcazioni in un’area di pesca protetta. Ma l’Esercito nazionale libico (Lna) di cui Khalifa Haftar è comandante generale, in un comunicato ufficiale, ribadisce che i due pescherecci siciliani trattenuti in Libia sono stati intercettati in «acque territoriali libiche».

Un’interrogazione al ministro degli Esteri è stata presentata dal deputato della Lega Lorenzo Viviani insieme ai parlamentari della commissione affari esteri Paolo Formentini ed Eugenio Zoffili, per chiedere quali iniziative intenda portare avanti per riportare in acque territoriali italiane i pescherecci trattenuti in Libia. Polemica la reazione dell’opposizione.«E adesso il ministro dell’Interno che farà? - afferma Erasmo Palazzotto di Liberi e Uguali - Ringrazierà le autorità libiche (dopo aver detto nel luglio scorso che lui dei libici si fidava) per avere sparato a due pescherecci italiani ed averli sequestrati senza alcuna ragione?».

Intanto il fermo, avvenuto da parte della marina del generale Khalifa Haftar, rischia di diventare un «caso politico» se il rilascio degli equipaggi non sarà immediato. «In quel caso il gesto non potrebbe essere isolato dal contesto, ovvero diventerebbe un atto che ha anche una chiara valenza politica, un atto di forza per ottenere qualcosa in cambio», spiegano fonti libiche.

Specie in vista della Conferenza di Palermo per la quale sono in corso contatti continui proprio con Haftar dal quale è per altro giunta la smentita di una non partecipazione ventilata da recenti indiscrezioni mediatiche. Questo non vuol dire che il fermo sia stato premeditato, ma nel caso di prolungamento rischia di proporsi come un «ovvio segnale».

[Fonte: www.lastampa.it - Nella foto uno dei pescherecci sequestrati]