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Mazara del Vallo: Guardia Costiera sequestra circa 10 tonnellate di pesce spada

Caporalato nel Trapanese, braccianti romeni pagati tre euro all'ora: 4 obblighi di dimora

(Martedì 14 Maggio 2019)
Scoperto un giro di sfruttamento di braccianti agricoli stranieri nel trapanese dove i finanzieri del gruppo Trapani hanno eseguito quattro provvedimenti cautelari di obbligo di dimora nei confronti di tre italiani ed un rumeno.

Gli inquirenti delle fiamme gialle hanno scoperto che i quattro farebbero parte di un'organizzazione criminale dedita allo sfruttamento di braccianti agricoli di nazionalità rumena.

Per loro le accuse sono intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.

I finanzieri, inoltre, hanno eseguito la misura cautelare del sequestro preventivo della società cooperativa per mezzo della quale l'organizzazione operava e dei beni aziendali mobili ed immobili ad essa intestati, nonché contestuali e numerose perquisizioni presso le abitazioni ed i luoghi utilizzati dal sodalizio come basi operative per la gestione dell'attività illecita.

Il gip del tribunale di Marsala ha disposto la nomina di un custode con funzione di amministratore giudiziario dei beni sequestrati, compresa la cooperativa agricola, del valore di circa 400.000 euro che avrebbe fornito da diversi anni servizi di manodopera a diverse ed importanti aziende agricole del territorio trapanese e non solo.

Le indagini sono state avviate nel 2016 e si sono sviluppate attraverso l'assunzione di sommarie informazioni da parte delle decine di braccianti agricoli vittime dello sfruttamento, l'attività di osservazione, pedinamento ed intercettazione delle conversazioni telefoniche degli indagati.

Le fiamme gialle in collaborazione con il personale dell'Ispettorato del Lavoro di Trapani hanno effettuato sopralluoghi dei fondi coltivati che hanno permesso di accertare l'esistenza nel Trapanese, da quasi un decennio, di un'attività criminale organizzata, continuata e pervicace, mai interrotta negli anni e tuttora in essere, dedita allo sfruttamento di braccianti agricoli di nazionalità rumena.

I lavoratori sarebbero stati reclutati ed accompagnati sui campi da lavoro della Cooperativa di Marsala, Mazara del Vallo, Partanna, Salemi, Castelvetrano e Pantelleria per essere impiegati a nero ed in condizioni vessatorie, sottoposti a continua sorveglianza e violenze, intimidazioni, offese a sfondo razziale, minacce, talvolta anche mediante uso delle armi, per un compenso di tre euro all'ora a giornata lavorativa di 11/12 ore, dal lunedì al sabato, dalle cinque del mattino alle quattro del pomeriggio con la possibilità di fruire al massimo di mezz'ora per la pausa pranzo.

Gli inquirenti hanno documentato anche violenze, intimidazioni, offese anche a sfondo razziale, minacce, talvolta anche mediante uso delle armi, nei confronti dei braccianti agricoli rumeni sfruttati nel trapanese. La complessa attività investigativa ha consentito di accertare gravissime forme di sfruttamento delle condizioni di bisogno e necessità di molti braccianti che dovevano mantenere le loro famiglie che si trovavano in condizioni economiche estremamente disagiate.

In particolare i lavoratori intermediari sarebbero stato perennemente esposti a situazioni di grave pericolo, essendo impegnati in attività di spietratura dei terreni, potatura delle coltivazioni con l’uso di forbice elettrica, zappatura, raccolta delle uve e spargitura di diserbanti,insetticidi ed altri fitofarmaci altamente nocivi, mediante pompe a mano senza sosta alcuna, in qualunque condizione meteorologica, in assenza di alcun presidio che garantisse la tutela della loro sicurezza, costretti ad astenersi dal richiedere le cure nei presidi ospedalieri e, comunque, a celare la causa degli infortuni.

In molti casi, dopo incidenti sul lavoro, i lavoratori, pur feriti agli arti superiori o agli occhi, sono stati costretti a non ricorrere alle cure mediche e, quasi sempre, a continuare il proprio turno di lavoro. Quando alcuni di essi, a causa della gravità delle ferite riportate, si presentavano presso i presidi ospedalieri per le cure del caso, venivano minacciati e costretti a mentire sulle cause dell’infortunio per salvaguardare il posto di lavoro.

[Fonte: www.gds.it - Silvia Iacono]