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Mazara. Da Tripoli alla Sicilia, Evacuazione dei difensori dei diritti umani dalla Libia

“L’Uomo Vogue” mette in copertina i pescatori di Mazara del Vallo soccorritori di migranti

L’equipaggio dell’Accursio, peschereccio che lo scorso 26 luglio ha salvato dall’affondamento un gommone con oltre 50 migranti a bordo a largo delle coste siciliane, è protagonista di una delle quattro copertine del nuovo numero de L’Uomo Vogue, in edicola da mercoledì 23 ottobre. «Tre giorni di lavoro perduti, vero, ma abbiamo salvato vite umane: cosa c’è di più importante?», ha detto il capitano Carlo Giarratano, che come molti pescatori siciliani non è nuovo a situazioni di questo tipo. L’Uomo Vogue ha scelto così di omaggiare le storie di quegli italiani che spesso, negli ultimi anni, hanno scelto di mettere da parte il loro lavoro, i propri interessi
economici, e si sono impegnati in prima persona per aiutare i migranti in difficoltà, senza il supporto e a volte persino contro la volontà delle istituzioni dei Paesi limitrofi, comprese le nostre.

I ritratti sono stati affidati alla fotografa di Gela Roselena Ramistella, già vincitrice del Sony World Photography Award. «Il punto, a mio avviso, sta nel fatto che questi marinai non hanno fatto una scelta di vita radicale e di rottura: semplicemente si sono trovati un giorno nella condizione di prendere una decisione, e quel giorno hanno scelto di tirare su le reti, cambiare rotta e salvare vite umane, pagandone un prezzo di tasca propria – il mancato guadagno della giornata, a volte la propria sicurezza, o persino la libertà personale. È sempre quello cui rinunciamo che dà peso alle nostre scelte» ha spiegato il direttore de L’Uomo (e di Vogue Italia) Emanuele Farneti.

La storia di coraggio dei pescatori mazaresi è accompagnata da altre testimonianze di chi il confine naturale tra l’Europa e il resto del mondo lo vive quotidianamente: quella di Pino Russo che non ha mai avuto dubbi se aiutare quelle persone o meno; quella di Vito Cittadino che ha salvato un uomo che oggi vive a Parigi e lo chiama “papà”; quella del capitano Niccolò Asaro che ha cercato di soccorrere 27 persone ma ne ha viste 11 affogare, perché non sapevano nuotare; quella degli equipaggi dei pescherecci Ariete, Ghibli e Monastir che hanno risposto a una chiamata della Capitaneria e sono usciti in una notte di burrasca per recuperare un barcone in pericolo a dieci miglia dalla costa. E poi c’è la storia, sempre narrata dal giornalista Raffaele Panizza, di Franco Campo, capitano e armatore, che durante un salvataggio ha distrutto la sua Chiaraluna, che giace arrugginita da otto anni nel porto di Marsala in attesa del risarcimento dell’Avvocatura di Stato.

[Fonte: www.rivistastudio.com]