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25 aprile, Festa della Liberazione: storia e significato

Indice di trasmissibilità come la Lombardia e il virus nei piccoli centri: i dati della Sicilia alle porte del 3 giugno

Otto province su nove in Sicilia ieri non hanno registrato nemmeno un caso di coronavirus. L’unica, quella di Enna, ne ha segnalati due. Il contagio da coronavirus nell’Isola segna ormai il passo e si riduce a poche, pochissime, unità al giorno.

Da sabato 23 (la giornata del “contagio zero”) a ieri, i casi sono stati 21 (aumento dello 0,7%, minimo storico), con i malati attuali che sono scesi sotto i 1000 (999), 513 in meno negli ultimi sette giorni. Merito dei 530 guariti (record) e anche, purtroppo, dei 4 decessi . I ricoverati sono 74 (-30), sette in terapia intensiva (-2). Insomma, tutti indicatori estremamente positivi, segno ancora una volta che fino ad ora le riaperture del 4 maggio non hanno avuto effetto. L’Isola rimane la penultima regione nel rapporto tra contagiati e abitanti (lo 0,069%), con Palermo ancora il capoluogo di Regione “migliore” sotto questo punto di vista. Sono stati effettuati 17000 tamponi circa, in linea con le settimane precedenti.

Nella settimana tra il 16 e il 23 maggio, i nuovi contagi erano stati 39 (contro i 69 di una settimana prima), con una crescita dell’1,1%. Per fare un confronto dell’andamento, nella settimana tra il 9 e il 16 maggio, i “nuovi positivi” in Sicilia sono stati 69, una crescita del 2% circa, più bassa dei sette giorni precedenti (101 e 3,1%).

Nella settimana tra il 2 e il 9 maggio, i nuovi contagi erano passati da 3212 a 3313, con una crescita del 3,1%, la metà rispetto alla stima precedente. Nella settimana dal 25 aprile al 2 maggio, c’era stata una crescita dei casi di coronavirus del 6,3%, da 3020 a 3213, dunque 193 contagiati in più. Dal 18 aprile al 25 aprile erano stati 348, con +13%. Dal 3 al 10 aprile l'aumento era stato di 432 unità (da 1932 a 2364), con una percentuale del 22%. Esattamente la metà di quanto avvenuto la settimana prima (44%) e nulla in confronto a quanto avvenuto dal 21 al 28 marzo, quando si era arrivati ad un preoccupante +177%.

Dal 3 giugno comunque si riaprono i confini, e questo non lascia tutti tranquilli. Non certo per una questione ideologica dell’«untore nord», ma perchè i dati e i numeri, se solitamente non lasciano molto spazio alle interpretazioni, nel caso del coronavirus aprono interrogativi di lettura che molti degli stessi esperti faticano a comprendere. La decisione del Governo di aprire tutto, e dunque senza mezzi termini di esporre molte Regioni, tra cui la Sicilia, ad un più alto pericolo contagio, si basa sulle indicazioni del Comitato Tecnico Scientifico.

Ad esempio, secondo il Cts, si conferma estremamente variegato l’indice di contagio Rt tra le Regioni italiane: si va dallo zero della Basilicata, prima a raggiungere il traguardo, al 2,2 del Molise, con alcuni incrementi soprattutto in Lombardia, passata dallo 0,51 della scorsa settimana allo 0,75 attuale. Così come la Sicilia, che ha anche l’Rt uguale a quello lombardo (anche questo salito da 0,69 di sette giorni fa). Sale anche l’Rt del Piemonte, da 0,39 a 0,5 e del Veneto, da 0,56 A 0,65. Sotto la media si conferma la Calabria con 0,13, mentre si mantiene con un Rt superiore il Lazio, 0,74. A sfiorare l’1 sono Trento e Val d’Aosta con 0,8 (comunque in calo), Fvg con 0,9 e Umbria con 0,94. Mentre per la Campania Rt ancora in fase di definizione.

L’andamento della curva è quello del monitoraggio relativo alla settimana dal 18 al 24 maggio, coinciso con la riapertura di bar, ristoranti negozi e, anche, con i primi assembramenti nelle piazze della movida. In sostanza, ha detto il Cts, il famigerato Rt (l'indice di trasmissibilità del virus) è sotto l’1 in tutte le Regioni, il trend dei nuovi casi è in diminuzione e anche se alcuni territori hanno ancora una base numerica molto alta, c'è una buona capacità di reazione del sistema sanitario. Dunque discorso chiuso? Se i dati non precipiteranno nei prossimi due-tre giorni, sì.

Tornando alla lettura dei dati, ad una prima occhiata sembra curioso che la situazione “Rt” siciliana possa essere paragonata a quella lombarda (che ogni giorno, da sola, porta in dote più della metà dei decessi e dei casi di tutta Italia), anche solo per il fatto che nell’Isola i contagi, nella settimana presa in considerazione, sono stati 39, mentre in Lombardia sono stati oltre 1700, quindi circa 45 volte maggiori, e la Lombardia ha poco più del doppio degli abitanti della Sicilia. Questo succede, pare, perchè a far “sballare” il valore dell’Rt basta un piccolo focolaio interno quando si hanno dei numeri così bassi come quelli dell’Isola, ma francamente capire questi dati (che si basano, ricordiamolo, su 21 diversi indicatori) resta alquanto difficile.

Il presidente Nello Musumeci e il suo assessore alla Sanità Ruggero Razza sanno benissimo che a questo punto, dopo un’infinità di pallottole scansate sparate dall’epidemia di Covid-19, con la stagione turistica praticamente arrivata, l’unico vero grande rischio è quello dell’ennesimo incontrollato esodo dal nord, stavolta non solo di siciliani desiderosi di tornare a casa dalle famiglie ma di persone che vogliono venire nell’Isola per i più disparati motivi. Anche perchè stavolta non ci sono limiti e autocertificazioni.

Il pericolo contagio, d’altro canto, non è ancora del tutto scongiurato, e lo dimostrano a modo loro i contagi di questi ultimi giorni. Praticamente, si tratta di persone tutte provenienti dal nord o di persone che hanno avuto a loro volta contatti, e in molti di questi casi hanno coinvolto città che non sono tra le più grandi della Sicilia.

In provincia di Messina, ad esempio, si è avuto un caso di positività a Motta D’Affermo, sui Nebrodi: un paese di 500 anime, frazione compresa, dove in questi mesi si era avuta un’attenzione elevatissima al problema coronavirus, con l’amministrazione del sindaco Sebastiano Adamo che più volte si è prodigata nell’informare i cittadini, mettendosi a disposizione con chi veniva dal nord per la quarantena e per esaudire le loro necessità durante i fatidici 15 giorni di isolamento imposti dalla Regione.

Tutto bene fino a qualche giorno fa, quando un residente, tornato dalla Lombardia l’11 maggio, è risultato, alla fine della quarantena e dal tampone di rito, positivo al Covid-19, pur essendo totalmente asintomatico. Per fortuna, e questo è giusto sottolinearlo, il residente in questione ha rispettato tutte le regole e l'isolamento e non è stato a contatto con nessuno. Il Comune ha immediatamente attivato tutti i protocolli del caso e le autorità sanitarie sono state tempestivamente informate, così come tutti i cittadini. Un caso di positività però, in un paese così piccolo, è certamente qualcosa che deve fare riflettere in questa fase da “liberi tutti”, con i confini regionali e non che ormai saranno completamente aperti.

[Fonte: www.gd.it - Luigi Ansaloni]