«Il comandante mi ha riferito che li hanno visti arrivare da lontano, mentre sparavano dei colpi in area con il mitra, poi uno dei militari è salito a bordo del nostro motopesca, danneggiando perfino il radar di bordo», racconta ancora l’armatore, proprietario del peschereccio 'Michele Giacalone', uno degli otto coinvolti assieme all’'Antonino Pellegrino', 'Giuseppe Schiavone', 'Nuovo Cosimo', 'Aliseo', 'Anna Madre' e 'Artemide
Secondo i racconti dei marittimi, all’arrivo della nave militare 'Alpino' e di un elicottero della Marina Militare, il militare libico sarebbe risalito sulla motovedetta, intimando ai pescatori di abbandonare la zona. La vicenda rientra nella cosiddetta 'Guerra del pesce', per cui rischiano il sequestro i pescherecci siciliani impegnati nelle acque antistanti le coste libiche e incluse nella Zee (Zona Economica Esclusiva), tutelata dalla comunità internazionale entro le 12 miglia, ma rivendicata da Tripoli fino a 62 miglia.
L’ultimo episodio risale agli ultimi mesi dello scorso anno, quando dopo il sequestro dei pescherecci Antartide e Medinea, le autorità militari di Haftar trattennero 18 pescatori in Libia per 108 giorni, fino al rilascio avvenuto in seguito ad una visita istituzionale a Bengasi dell’allora presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e del ministro degli Esteri, Luigi di Maio.
Fonte: GdS.it