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Mazara. Elezioni amministrative, don Giuseppe Alcamo: "i desideri di un parroco di periferia"

Sottratti 350 mila euro da azienda confiscata. La Dia arresta amministratore giudiziario

La Dia di Trapani ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti dell’imprenditore ittico di Mazara del Vallo, Epifanio Agate (in carcere), della moglie Rachele Francaviglia e del commercialista palermitano Maurizio Lipani, finiti ai domiciliari.

Il provvedimento è stato emesso dal gip di Palermo su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia. Agate è figlio dello storico boss mafioso Mariano, alleato dei corleonesi di Salvatore Riina, per decenni capo del potente mandamento mafioso di Mazara del Vallo. L'operazione è denominata "Eldorado".

La Dia ha sottolineato che Lipani, amministratore giudiziario, è chiamato a rispondere di peculato e auto-riciclaggio, perché "nella veste di amministratore giudiziario, senza autorizzazione del competente Tribunale, avrebbe distratto a proprio personale vantaggio, in più soluzioni, mediante prelevamenti di contante e bonifici inviati sui propri conti personali, somme di pertinenza delle aziende sottoposte a sequestro ai coniugi Agate e di altre aziende colpite da vincoli cautelari da più autorità giudiziarie e allo stesso affidate in gestione quale custode e/o amministratore giudiziario, omettendo di adempiere agli obblighi di rendicontazione".

Analoghe condotte sono contestate alla moglie di Agate, Rachele Francaviglia, titolare formale delle aziende sequestrate. Agate, subito il sequestro di alcune aziende operanti nel settore del commercio ittico, "a fronte dell’inerzia di Lipani, avrebbe continuato a occuparsi della gestione delle stesse, contattando clienti e fornitori e soprattutto riscuotendo i crediti pendenti, vanificando con ciò gli effetti pratici e simbolici del sequestro antimafia". In pochi anni Lipani "avrebbe distratto somme di pertinenza di aziende sequestrate per oltre 355.000 euro, reimpiegate per investimenti in attività economiche, ma anche per il soddisfacimento delle esigenze del vivere quotidiano", evidenzia la Dia. Dalle indagini è emerso inoltre che il commercialista "avrebbe continuato a distrarre denaro dai conti delle aziende in amministrazione giudiziaria anche dopo la confisca delle stesse e il passaggio della gestione all’Agenzia nazionale dei beni confiscati".

Sono al setaccio della Dia i conti bancari di altre decine di società e imprese affidate in amministrazione giudiziaria a Lipani, dalle quali "si sospetta che il professionista possa aver distratto altro denaro". Nei confronti di Lipani è stato disposto anche il sequestro per equivalente di somme per il valore di 355.000 euro.

[Fonte: www.lasicilia.it]