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Mazara. “SPESSO IL MAL DI VIVERE HO INCONTRATO”, evento alla Comunità “Casa dei Giovani”

“SPESSO IL MAL DI VIVERE HO INCONTRATO”, questo il titolo dell’evento che ha avuto luogo il 20 luglio u.s. alla Comunità “Casa dei Giovani” di Mazara del Vallo.

Il mal di vivere che viene narrato attraverso testi e monologhi dai ragazzi ospiti della Comunità non ha niente a che vedere con la malinconia, la tristezza, appannaggio di una esistenza umana usuale. Va oltre. È il disagio, il non sentirsi all’altezza in un mondo pieno di regole, di modelli, paradigmi. È l’angoscia che ti coglie davanti ai tanti problemi della vita. È il trovarsi solo, impaurito, smarrito.

La droga, l’alcool diventano un rifugio, una tana; vie di fuga illusorie, paradisi artificiali facili da raggiungere.

“La vita per me è sempre stata un enigma, un puzzle dove ti mancano le tessere più importanti; nella smania di comporlo, sistemarlo, di mettere ogni cosa al posto giusto mi sono perso. La droga mi ha dato la soluzione a tutto il caos che avevo dentro. Una gabbia d’oro all’inizio. Poi ti accorgi, dose dopo dose che è solo una gabbia. La gabbia dei leoni e tu non sei il domatore, sei la preda.” (P)

“Pensavo fosse il mio salvavita, la via di fuga al mio disagio esistenziale, al mio non sentirmi adeguato. Il fumo, poi la cocaina, il crack, l’eroina. Pensavo di avere il controllo, così mi sembrava fino a quando la via di fuga comincia a diventare sempre più stretta, come un imbuto e stringe, stringe fino a soffocarti!” (F)

Drogato. E’ un modo di essere, di vivere,uno stile comportamentale, di vita. Ti senti libero. Mandi affanculo le regole. Fumi, ascolti musica, ti fai di “ero” o di qualsiasi altra roba trovi in giro, prendi pastiglie . Se i soldi non ti bastano te li procuri, tutto è lecito nel bisogno. Certo c’è il rischio che ti beccano ma, se sei abbastanza furbo, non ti succede, oppure te ne stai un po’ al fresco. Fa parte del gioco. Scrivi canzoni. Ascolti musica. Mangi roba che fa schifo, che tanto ogni cosa ha lo stesso sapore.

Ti allontani dagli affetti della famiglia o forse sono loro che si allontanano da te.  C’è sempre qualcuno che ti vuole cambiare. Lo mandi affanculo. Fumi, ascolti musica, ti fai. Scrivi canzoni. Ti fai. A volte qualcuno ci lascia le penne, e anche questo è un rischio. È uno stile di vita .. un modo di essere .... drogato! (A)

Le narrazioni sono susseguite emozionando la platea, coinvolgendo tutti profondamente. Sono ragazzi quelli che hanno scritto, raccontato..

La sofferenza, l’abbandono, lo smarrimento, il sentirsi parte della lunga schiera degli ultimi li condanna alla solitudine, o peggio ad una vita ai margini, che diventa sempre più vuota, priva di affetti significativi, di valori. La dipendenza li allontana da tutto, persino da loro stessi.

La tossicodipendenza è una malattia ma non te ne accorgi fino a che non tocchi il fondo in un vissuto di eccessi e disperazione. Fino a che non superi ogni limite possibile pur di “stare bene” che poi diventa il bisogno di “non stare male”. Furti, spaccio, prostituzione, ogni mezzo e il tempo che intercorre tra una dose e un’altra senza sentire il bisogno, la necessità di farsi diventa sempre più breve. Il bisogno irrefrenabile della sostanza diventa l’unica cosa che conta per sfuggire ai sintomi devastanti dell’astinenza.

Il laboratorio esperienziale di narrazione ha dato l’occasione ai ragazzi di raccontarsi. L’elemento  che ha caratterizzato l’evento è stata l’emozione diretta di ognuno di loro. Le storie avevano un nome, una voce, un corpo. Emozioni vere, piene di vita, di sentimenti contrastanti.

Ogni loro racconto è stato una testimonianza che ha messo in evidenza la parte oscura dei tempi che viviamo. Lo stato attuale in cui la maggior parte dei ragazzi si trova. La droga, l’alcool sono ormai a portata di mano, reperibili ovunque e facilmente e si accompagna ad un tipo di vita eccessiva, spropositata che rompe tutti gli schemi possibili. Tutto questo fa parte della società in cui viviamo e i ragazzi della comunità hanno espresso in maniera evidente ed emozionante tutto quel “mal di vivere” che hanno incontrato ampiamente durante la loro vita.

Le letture hanno trovato anche un momento di leggerezza con la musica.

Brani musicali molto intensi sono stati eseguiti dal Duo “IKNUSA” di Arianna Bonacasa e Giada Messina, rispettivamente voce e chitarra. L’attrice mazarese Maria Cristina Celestino ha letto un monologo tratto dal libro “Christiane F. Noi ragazzi dello zoo di Berlino”.

Sono intervenuti a relazionare Biagio Sciortino, Vice Presidente della Comunità Casa dei Giovani, l’Assessore Gianfranco Casale, il Preside del Liceo Artistico Alberto Ditta, Il Dott. Maurizio Artale del Centro Padre Nostro di Palermo.

L’evento è stato organizzato da Cati Mangiaracina, VitArte teatro, con la Comunità Casa dei Giovani.

Comunicato stampa