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Museo del Satiro di Mazara: brani di archeologia dal mare

La sede del Museo del Satiro è la chiesa di Sant’Egidio, fondata dall’omonima Confraternita nel 1424, data riportata sulla porta dell’ingresso, su cui è anche istoriata la vita del Santo. La sua cupola emisferica, di gusto prettamente orientale, all’esterno in pietra da taglio, esprime all’interno il linguaggio di una cultura sincretistica con tecniche proprie dell’architettura bizantina, islamica e con qualche spunto protorinascimentale. Il bel portale che decorava il portone d’ingresso fu trasferito in Cattedrale intorno al 1925. Abbandonata per decenni dopo l’unità d’Italia, fu coperta intorno al 1970 con solaio piano in cemento. Il restauro per la nuova destinazione a museo tentò di recuperare l’immagine e la spazialità originaria che era stata sconvolta dall’intervento della copertura. La chiesa, una volta sconsacrata, è divenuta dapprima sede del Consiglio Comunale e successivamente è stata trasformata nel Museo del Satiro Danzante. Nel complesso di Sant’Egidio la statua del Satiro Danzante costituisce il perno di un percorso museale che consente anche di ripercorrere, attraverso una selezione di materiali archeologici, il rapporto di Mazara con il mare e la storia delle antiche rotte nelle acque del Canale di Sicilia. Oltre alle tante anfore di varie epoche (cito: uno spatheion nordafricano del V d.C.) che dimostrano un traffico commerciale intenso in questo tratto di mare Mediterraneo, vi sono anche reperti che testimoniano commerci particolare, come elementi architettonici (capitelli, colonne, architravi e la famosa zampa di elefante in bronzo a grandezza naturale) e vasellame minuto (askos acromo della prima metà del III a.C.). In conclusione ciò che viene esposto insieme al Satiro rappresenta un campione emblematico del grande ruolo di questo spazio di mare nella formazione della nostra cultura mediterranea di cui Mazara del Vallo è una delle tante capitali rivierasche, tappe fondamentali di un percorso millenario.

R. Lanza