Altra pregevole testimonianza duecentesca è la Croce dipinta: nel recto presenta il Cristo in croce e nel verso l’Agnello mistico; ai lati sono i simboli degli Evangelisti. Il mecenatismo dei vescovi di Mazara fece si che la Cattedrale fosse il luogo deputato a raccogliere alcune delle migliori espressioni artistiche isolane nel corso dei secoli; cosi Domenico Gagini ebbe modo di realizzare il monumentale sarcofago del vescovo Montaperto.
Al figlio di Domenico, Antonello, si deve il prezioso Ciborio, con i SS. Giovanni Battista e Benedetto (1532). Sull’altare maggiore è un Paliotto d’argento, realizzato da maestranze trapanesi, su commissione del vescovo Graffeo, a capo della chiesa mazarese dal 1689 al 1699. L’opera ripropone un prospetto ideale di un palazzo: nella parte superiore presenta quattro balconi balaustrati con nicchie interposte; in asse con i balconi sovrastanti, si aprono nella parte inferiore altre quattro nicchie che contengono le statue dell’Immacolata, di S. Francesco, di S. Antonio da Padova e di S. Vito. Al centro si incassa una fastosa nicchia decorata con colonnine, in cui domina la statua del SS. Salvatore, posta su basamento con lo stemma del Graffeo. In fondo al coro nel catino absidale, con scenografico drappeggio in stucco sostenuto da angeli e putti, si staglia imponente il gruppo marmoreo della Trasfigurazione. Il gruppo fu realizzato, a partire dal 1532, da Antonello Gagini e dal figlio Antonino. Le sei statue di marmo di cui è composto raffigurano Gesù fra i profeti Mosè e Elia sul monte Tabor e i discepoli Pietro, Giacomo e Giovanni. Una grande cornice separa l’insieme della trasfigurazione dall’antico altare maggiore della cattedrale. Sopra il ciborio sono rappresentati a bassorilievo la Colomba dello Spirito Santo affiancata da una coppia di angeli adoratori; a destra e a sinistra di questo altare murale seguono due scomparti con decorazioni pittoriche del ‘500: la Natività e la Nascita del Battista. Completano l’insieme le statue della Madonna col Bambino e di S. Giovanni Battista.
R. Lanza
Al figlio di Domenico, Antonello, si deve il prezioso Ciborio, con i SS. Giovanni Battista e Benedetto (1532). Sull’altare maggiore è un Paliotto d’argento, realizzato da maestranze trapanesi, su commissione del vescovo Graffeo, a capo della chiesa mazarese dal 1689 al 1699. L’opera ripropone un prospetto ideale di un palazzo: nella parte superiore presenta quattro balconi balaustrati con nicchie interposte; in asse con i balconi sovrastanti, si aprono nella parte inferiore altre quattro nicchie che contengono le statue dell’Immacolata, di S. Francesco, di S. Antonio da Padova e di S. Vito. Al centro si incassa una fastosa nicchia decorata con colonnine, in cui domina la statua del SS. Salvatore, posta su basamento con lo stemma del Graffeo. In fondo al coro nel catino absidale, con scenografico drappeggio in stucco sostenuto da angeli e putti, si staglia imponente il gruppo marmoreo della Trasfigurazione. Il gruppo fu realizzato, a partire dal 1532, da Antonello Gagini e dal figlio Antonino. Le sei statue di marmo di cui è composto raffigurano Gesù fra i profeti Mosè e Elia sul monte Tabor e i discepoli Pietro, Giacomo e Giovanni. Una grande cornice separa l’insieme della trasfigurazione dall’antico altare maggiore della cattedrale. Sopra il ciborio sono rappresentati a bassorilievo la Colomba dello Spirito Santo affiancata da una coppia di angeli adoratori; a destra e a sinistra di questo altare murale seguono due scomparti con decorazioni pittoriche del ‘500: la Natività e la Nascita del Battista. Completano l’insieme le statue della Madonna col Bambino e di S. Giovanni Battista.
R. Lanza
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