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Vince il No, Renzi lascia e rifiuta il bis. Le ipotesi: incarico a Padoan o Grasso

(Lunedì 5 Dicembre 2016) VIDEO
Roma - E' irremovibile Matteo Renzi: il No al referendum costituzionale pone fine all'esperienza del suo governo, senza
possibilità di un secondo appello. Il premier lo avrebbe spiegato al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nella telefonata in cui gli anticipa quanto annuncerà, poco dopo la mezzanotte, in una conferenza stampa a Palazzo Chigi. Il capo dello Stato, che oggi riceverà il premier dimissionario, gli avrebbe ventilato l'ipotesi di inviare il governo alle Camere, per verificare la possibilità di un bis.

Ma il presidente del Consiglio gli fa sapere che le dimissioni che consegnerà al capo dello Stato sono irrevocabili, pur garantendo l'approvazione della legge di stabilità. Da oggi sarà dunque il presidente della Repubblica, considerato anche dall'opposizione un garante affidabile, a gestire la partita del 'dopo'. A lui gli esponenti del centrodestra e i Cinque stelle hanno già fatto pervenire, attraverso le dichiarazioni alla stampa, l'auspicio di elezioni anticipate, magari dopo un breve periodo per fare la legge elettorale.

Ma è ancora il Pd a detenere il gruppo parlamentare più nutrito e resta dunque il Partito democratico, di cui Renzi resta al momento segretario, lo snodo decisivo. Il leader Pd ha chiarito che davanti ad un risultato così netto tocca ai capi dell'opposizione "l'onere" di avanzare una proposta sulle modifiche all'Italicum. Parole che suonano come una sfida, davanti all'eterogeneità dei partiti di minoranza. Difficile comunque che qualsiasi intervento sarà fatto prima di fine gennaio o inizio febbraio, quando la Consulta si pronuncerà sull'Italicum.

Il capo dello Stato, d'altra parte, ha già fatto trapelare nelle scorse settimane la sua contrarietà a sciogliere le Camere, senza una legge elettorale omogenea per Camera e Senato. Il primo problema che si pone, però, superato lo scoglio della manovra, è quale governo possa traghettare il Paese verso le elezioni, che a questo punto potrebbero avvenire non alla scadenza della legislatura nel 2018, ma già nella primavera 2017. Davanti all'inamovibilità di Renzi, Mattarella non potrà che aprire le consultazioni con i gruppi parlamentari ed individuare un presidente del Consiglio che abbia la maggior condivisione possibile.

[fonte: GdS]