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L’erosione di Tonnarella vista da un naturalista (Parte II)

(Venerdì 8 Marzo 2019)
La prima parte della pubblicazione relativa allo stesso argomento ha ingenerato qualche dubbio sulla “geometria” della Secca del Metanodotto, almeno nei confronti di chi non la conosce o di chi l’ha osservata con indifferenza. La Secca, come è noto, per convinzione o per opportunismo di non pochi mazaresi, è vista
come la causa dell’erosione di Tonnarella per cui, se dubbi esistono sulla sua “geometria” o conformazione che sia,maggiori dubbi potrebbero permanere sul mio punto di vista circa le cause più tangibili dell’erosione della spiaggia di Tonnarella. Nel corso della prima parte del presente scritto ho accennato alla Secca per il fatto che forma una sorta di rada che, oltre a fornire riparo alle imbarcazioni,protegge il litorale est di Capo Feto dagli attacchi delle onde, spinte dai venti di libeccio e di ponente. La parte della Secca che ripara di più il sopradetto litorale, dalle osservazioni eseguite in loco, è sembrata essere quella che si dispone in senso orizzontale alla linea di costa di Capo Feto est per cui è sembrato superfluo accennare alla parte che in senso verticale è agganciata alla terra ferma, l’argomento, tra l’altro, attiene essenzialmente all’erosionedi Tonnarella e dovrebbe essere alla portata di tutti che larada non è un unico braccio di terra o cemento od altro collocato, come nel nostro caso, a mare. A scanso di equivoci è bene chiarire, comunque, che la Secca, dopo avere percorso un tratto di mare in senso orizzontale, ovvero parallelo, alla linea di costa di Capo Feto est, finisce, come mostrano le fotografie a seguire, con l’attaccarsi alla terra ferma in senso verticale, rafforzando il suo potere protettivo della costa, visto che, in questo caso, si frappone anche alle onde spinte dal maestrale.

Per il naturalista, in maniera semplice e comprensibile, Secca è e secca rimane, visto che, tra l’altro, al fine della protezione costiera, sembra assolvere, come scritto prima, alla stessa funzione dei moli, dei frangiflutti, delle dighe marittime, degli antemurali che, come è noto, costituiscono le classiche strutture a difesa della costa. A proposito di dighe, attenzione a fare di tutte le erbe un fascio, perché se può essere vero che la parte della Secca che si dispone in senso orizzontale, nelle fasi di alta marea può assumere i connotati di “diga soffolta” (tecnicamente sta per sommersa o annegata il significato letterale poco si addice), è assolutamente vero che il tratto verticale, percorrendo il fondale più basso, è sempre emerso.
Si ribadisce, quindi, che le cause dell’erosione di Tonnarella, per il naturalista, rimangono in capo allo zoccolo duro del cemento e dell’asfalto che, come detto, e come da fotografie a seguire, ha sopraffatto, prima la spiaggia e poi anche la battigia.
 Il tratto di spiaggia meglio conservato, vuoi per questione di “rifrazione” delle onde, vuoi per la distanza dei caseggiati e della strada dalla battigia, come attestano le fotografie a seguire, rimane a rischio anche per effetto del carico degli stabilimenti balneari e per l’effetto delle cosiddette “pulizie della spiaggia”.


 La spiaggia ancora selvaggia di Eraclea Minoa si conservava bene fino a non molti anni fa, poi è arrivato il lido con le pulizie della spiaggia e, guarda caso, è iniziato il suo declino. Così le spiagge di contrada Berbaro di Marsala, dopo l’asfalto e, per tutti, dopo il famoso “Lido Mediterraneo”. Le spiagge, come le foreste, sono tra le massime espressioni dei danneggiamenti (a volere valutare dal punto di vista umano) commessi dall’uomo nel corso del suo passaggio sulla Terra.

Le imprese del gruppo ENI, da concessionarie, sono responsabili della gestione della Secca che sotto il profilo ambientale è lasciata nel più assoluto abbandono, come sono responsabili dell’alterazione degli equilibri naturali della “Gorga della Tonnara”, attraversata dalla condotta del gas.
Come da prescrizioni contenute nella Concessione rinnovata nel 2016, se si riesce a dimostrare che lo stato di abbandono della Secca, con la mancata riparazione dei danni all’ecosistema per il passaggio della condotta dalla Gorga della Tonnara, è causa di danni ambientali, le imprese responsabili del gruppo ENI debbono applicare le relative misure di mitigazione degli impatti. Se non è difficile dimostrare le responsabilità per i danni agli ecosistemi naturali di Capo Feto, non altrettanto facile è dimostrare che la Secca del Metanodotto sia causa dell’erosione di Tonnarella.

Enzo Sciabica.

LEGGI ANCHE: L’erosione di Tonnarella vista da un naturalista (Parte I)