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Il pellegrinaggio in Terra Santa: “tempo favorevole” per sentirci davvero amati da Dio attraverso Gesù

Ritornare a casa pochi giorni fa, dopo l’esperienza forte ed intensa del pellegrinaggio in Terra Santa, è stato davvero particolare perché, in verità, ci si sente profondamente cambiati interiormente; si torna diversi. Il pellegrinaggio, - che sollecita la persona a camminare, a faticare, ad ascoltare, a guardare, a meditare -, è
un’esperienza che ti entra dentro e ti lascia un segno nel profondo. Raccontare un’esperienza così singolare non è facile perché c’è talmente tanto da dire che il rischio è quello di fare confusione, di mescolare pensieri e ricordi, giornate e visite, ma sentiamo il bisogno di condivisione.

L’idea, che nacque a gennaio scorso ad opera di don Antonino, cappellano dell’ospedale, venne proposta ed accolta da tanti fedeli; si è poi definita compiutamente ad aprile e finalmente realizzata dal 7 al 14 ottobre scorso. In quella settimana, attraverso le visite ai diversi siti di Nazaret, di Betlemme e di Gerusalemme, - che erano supportate dalle piacevolissime spiegazioni di frà Antonio ofm -, le riflessioni, i momenti di preghiera e di silenzio, le Celebrazioni Eucaristiche, le sollecitazioni e le provocazioni sono stati molteplici: ognuno di noi è partito per questo pellegrinaggio con motivi differenti, con diverse esperienze alle spalle e con aspettative o speranze varie, ma crediamo che ciascuno di noi abbia ricevuto più di quel che pensava.

Ogni luogo visitato è stato un tassello fondamentale e significativo di questo pellegrinaggio durante il quale abbiamo avuto davvero l’opportunità di compiere “insieme” un cammino, non solo metaforico. Siamo passati, in maniera repentina, dall’aridità del deserto alla tranquillità del Lago di Tiberiade; dal muro d’ingresso presidiato dai militari di Betlemme alle mille sfaccettature di Gerusalemme: ogni sito visitato veniva ad interrogarci in merito al nostro essere cristiani. Siamo stati interpellati a riappropriarci, in maniera adulta e consapevole, della nostra fede.

Quella di Israele è una terra ricca di bellezza, di fascino, di contraddizioni e di contrasti (naturali, politici, sociali e religiosi) ma nella sua complessità è una terra che ci parla di Dio che è Padre e di Gesù che si è fatto uomo come noi; che vuole incontraci e chiamarci per nome, e che vuole fissare lo sguardo su di noi, come ha fatto con i suoi discepoli.

Abbiamo girato molto, macinato chilometri, percorso in lungo e in largo Israele e Palestina senza sosta, per cercare di fare tutto il possibile. È stato interessante mescolarsi con persone di età e città diverse, con gente sconosciuta ma allo stesso tempo legata da una fede incrollabile e da una vitalità provocante: molto forte è stato il nostro sostare in preghiera al muro del pianto. È stato bello esserci, essere presente in numerosi luoghi benedetti da Dio, fino ad allora conosciuti da noi soltanto per nome attraverso i racconti della Bibbia: erano presenti finalmente davanti a noi, ai nostri occhi.

Abbiamo camminato sulle orme del Signore Gesù e riflettuto sulla esperienza terrena vissuta da “vero uomo e vero Dio” in cammino ancora oggi sulle vie del nostro mondo. E, come giustamente ci ricordava spesso don Antonino, nostro padre spirituale, abbiamo incontrato Maria, madre di Gesù e madre nostra: “per Mariam ad Jesum”. Maria, giovane fanciulla di Nazaret, che camminava “in fretta” per le vie della Galilea senza risparmiarsi, avendo accolto nella fede il progetto divino sull'umanità, progetto che attraverso il suo “si" ha permesso di attuare. L’abbiamo incontrata ancora pellegrina alla casa di Elisabetta, sulle montagne di Ain Karem, dove la stessa si era rifugiata avvertita della prodigiosa maternità. Abbiamo incontrato Maria lungo la Via Dolorosa e affranta ai piedi della Croce con l'apostolo Giovanni. Abbiamo incontrato Gesù, con Pietro a Cafarnao, tra la folla sul lago di Tiberiade: abbiamo spiritualmente partecipato alla pesca miracolosa, assaporando il pesce del lago arrostito sulla brace. Siamo passati per Cana di Galilea, anche noi invitati alle nozze partecipando al miracolo dell'acqua tramutata in vino. Siamo saliti anche noi sul monte ove Gesù ha proclamato le Beatitudini e poi nel silenzio del deserto.

Betlemme ci ha accolti con la sua semplicità, ed è stata per noi testimonianza di povertà e di umiltà, miracolo dell'Amore che si dona senza risparmiarsi.

Gerusalemme, infine, ci ha introdotti nel Mistero Pasquale, il mistero della sofferenza e della croce; una croce posta sulle spalle di Dio che si fa uno di noi, per patire e morire in un abbraccio di amore per l'umanità, lasciando se stesso in un pezzo di pane, per non lasciarci soli. Tutto è stato un dono. In questi giorni abbiamo fatto memoria e abbiamo incontrato l'Amore, vivo e vero per le strade della Palestina.

Un grazie va a don Antonino e frà Antonio ofm che, sinergicamente, hanno saputo farci comprendere la dimensione storica della rivelazione biblica, senza trascurare la geografia della Terra Santa, l’archeologia e le tradizioni delle tre grandi religione monoteiste (ebrei, cristiani e musulmani). Ogni città, ogni chiesa, ogni sito visitati, non è stato un osservare con distacco e freddezza, ma ci hanno coinvolti emotivamente per ciò che quel posto significa nella nostra fede. Senza sottovalutare la carica e l’entusiasmo che questi due giovani, don Antonino e frà Antonio ofm, hanno saputo trasmetterci costantemente in tutti i momenti di fatica, di stanchezza e... di caldo afoso.

La Terra Santa è stata un’esperienza assolutamente arricchente ed inattesa, non solo per le emozioni vissute ma per l’incontro con ognuno dei partecipanti. Al momento dei saluti molti avevano gli occhi inumiditi dalla commozione. Se dunque ci si è trovati davvero uniti nel camminare insieme, nella preghiera, nelle celebrazioni liturgiche, nell’abbraccio fraterno (parliamo di 44 persone che fino alla partenza molto non si conoscevano o ci si conosceva appena), allora si puó davvero affermare che abbiamo incontrato il Signore. Senza accorgecene, tante volte, in questi giorni ci è stato fianco a fianco sulle stesse strade che Lui aveva percorso fino a Gerusalemme dove tutto si è compiuto e dove tutto ha avuto un nuovo inizio.

Portiamo con noi la speranza di non dimenticare troppo presto l’atmosfera che quest’esperienza ci ha regalato: portiamo con noi il desiderio, la voglia di riconoscere ed affrontare i nostri limiti; portiamo con noi la consapevolezza che la chiesa viva era tutta lì in mezzo a noi... eravamo noi.

I pellegrini della Terra Santa