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Ucraina: capo slavi Mazara, immagini spezzano il mio cuore. Ismailj Sadikov nel '92 fuggito con famiglia da guerra Balcani

"Oggi guardo le immagini dall'Ucraina e mi si spezza il cuore per i bambini e le donne: a pagare le conseguenze delle decisioni di chi comanda è sempre la povera gente, gli innocenti.

Speriamo che finisca bene; da noi la guerra è durata 14 anni".

Ismailj Sadikov, 63 anni, macedone di madre croata, è considerato il capo spirituale della comunità slava di Mazara del Vallo: oltre 150 cittadini residenti suddivisi in circa 24 famiglie fra kosovari (la maggior parte), serbi e macedoni. Come oggi il popolo ucraino è costretto a scappare da una guerra militare, Sadikov e i suoi connazionali nel 1992 sono fuggiti via da una guerra civile. Quasi lo stesso copione a 30 anni di distanza.

A Mazara del Vallo la comunità slava segue con apprensione le sorti degli abitanti dello Stato guidato da Volodymyr Zelensky costretti a scappare e a trovare accoglienza in Europa. Ismailj ricorda i drammatici momenti di quando è dovuto scappare dal suo paese: "Era il maggio 1992 e insieme alla mia famiglia siamo scappati dalla guerra civile, l'esercito di Milosevic ci bombardava. Noi abitavamo in Croazia, a Slavoski Brod, nella provincia di Zagabria. Eravamo io, mia moglie e i nostri tre figli Mohamed (5 anni), Ahmed (3 anni) ed Emma che era appena nata. Abbiamo attraversato in treno la frontiera dalla Slovenia in Austria, poi da lì siamo arrivati a Treviso. Molti altri amici che vivevano nella mia città sono fuggiti verso altri Paesi. Io avevo dei contatti a Mazara del Vallo, c'era qualche parente e così siamo arrivati in città".

La città 'modello di convivenza' è stata il luogo sicuro per Sadikov e la sua famiglia: "inizialmente eravamo tanti gli slavi arrivati qui a Mazara del Vallo, poi alcune famiglie sono ripartite verso la Germania o la Svezia". Il conflitto in Ucraina ha riaperto nuovamente la ferita di Ismailj Sadikov, quella lasciata dalla guerra nei Balcani. Sloveni, croati, bosniaci, macedoni, montenegrini e kosovari si ribellarono alla politica accentratrice e dispotica imposta dal dittatore serbo Slobodan Milosevic. Venne fuori una vera battaglia fratricida dove si consumarono violenze inaudite e genocidi e in migliaia oltrepassarono le frontiere per trovare salvezza e speranza.

"A Mazara del Vallo siamo stati accolti con affetto e solidarietà - dice ancora Sadikov - dopo pochi anni che eravamo qui abbiamo ricevuto degli aiuti del Comune ma con grande sacrificio ho permesso ai miei figli di diplomarsi. Qui hanno costruito un loro futuro". Ora la guerra è solo un ricordo lontano che rivive però attraverso le immagini che giungono dall'Ucraina. (ANSA).