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Mazara. I.C. "Giuseppe Grassa": Visita Didattica al Centro Equitazione ASD Amici Del Cavallo

Armatori di Mazara con l’incubo dei sequestri

(Domenica 15 Ottobre 2017)
Mazara - Domani il peschereccio «Anna Madre» ritorna sui banchi di pesca. Era stato sequestrato da una vedetta militare tunisina il 16 settembre scorso e liberato dopo 21 giorni con il pagamento di un’ammenda di 34. 500 euro da parte della società «Giovane pesca srl». Lo scorso 6 ottobre i due marittimi, che erano
stati trattenuti a bordo del peschereccio, sono rientrati in città mentre l’«Anna Madre» è rimasto nel porto di Sfax per terminare i giorni del riposo biologico.

L’equipaggio, costituito da 10 marittimi, è ripartito per Sfax per ritornare a pescare. Una vicenda che è terminata ma tra i pescatori di Mazara c’è paura. Si sentono accerchiati dalle vedette militari tunisine e da quelle libiche.

Gli ultimi episodi relativi ad aggressioni e poi del sequestro dell’«Anna Madre» da parte dei militari tunisini e quello del «Ghibli Primo», da parte dei libici del 15 maggio scorso , hanno lasciato il segno nella marineria. I pescatori lavorano con la paura addosso ed appena vedono l’ombra di una vedetta tunisina o libica, sperano che non accada nulla. Il rischio è che i pescherecci di Mazara del Vallo paghino un prezzo ancora più alto, con il pericolo per la vita degli stessi marittimi imbarcati, a causa dell’escalation delle tensioni in Tunisia ma principalmente in Libia. Per questo motivo il Coordinamento Territoriale-Filiera Ittica Mazara ha chiesto, da tempo, il pattugliamento delle zone di pesca con navi militari italiane al fine di garantire la sorveglianza dello spazio marittimo internazionale dove i pescatori siciliani possano svolgere la loro attività di pesca. Il Coordinamento (formato dai rappresentanti del Distretto Produttivo della Pesca, Confederazione Imprese Pesca Mazara-Federpesca, Confederazione Imprese Pesca-Coldiretti, Co.Ge.P.A. Mazara-Lega Pesca, Fiume Mazaro-Unci Pesca, O.P. Il Gambero e la Triglia del Canale”, e dai sindacati Flai-Cgil, Uila-Uil e Fai-Cisl) ha richiesto di affrontare tale emergenza facendo valere le norme del diritto internazionale. “I pescatori siciliani – hanno dichiarato i rappresentanti del Coordinamento- vantano un diritto storico di pescare in quelle acque e l’Unione Europea ed il Governo Italiano hanno il dovere di assistere i nostri pescatori e tutelarli affinché possano svolgervi serenamente le attività di pesca. Solo i pescatori di Mazara del Vallo possiedono gli strumenti adatti per poter pescare in quelle acque profonde dai 250 ai 1000 metri. Inoltre potere ritornare a pescare in quelle acque, internazionali, significherebbe liberare gli areali destinati alla piccola pesca. Si tratta di un bacino di pesca storico per i pescherecci mazaresi la cui chiusura ha determinato in questi ultimi tre anni la perdita di oltre 1.000 posti di lavoro”.

[Fonte: gds.it - Salvatore Giacalone]