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In gommone fra Tunisi e Lampedusa, 14 fermi. Sigilli a un ristorante di Mazara

(Martedì 15 Gennaio 2019)
Il capo dell’organizzazione che gestiva i viaggi clandestini fra Tunisi e Lampedusa dirigeva le operazioni dal suo bel ristorante di Mazara di Vallo, il “Bellavista”, sul lungomare Giuseppe Mazzini. Fadhel Moncer, tunisino da anni residente in Italia, è stato fermato questa notte dai finanzieri dal nucleo di polizia economico
finanziaria di Palermo assieme ad altre 11 persone. Due sono i ricercati. La procura di Palermo ha fatto scattare un nuovo fermo per gli scafisti che continuavano a gestire gli sbarchi “fantasma”, a bordo di potenti gommoni, alcuni già sequestrati dalla Guardia costiera. Tremila euro per un viaggio, come già documentato anche in altre indagini, perché le organizzazioni degli sbarchi “fantasma” sono diverse.

Questa volta, però, l’inchiesta della Finanza va oltre. Scatta il sequestro per il tesoretto degli scafisti. Tutto in Sicilia. Il provvedimento firmato dal procuratore Francesco Lo Voi, dall'aggiunto Marzia Sabella, dai sostituti Gery Ferrara, Claudia Ferrari e Federica La Chioma pone i sigilli al ristorante di Mazara, a una casa bunker, che si trova a Marsala, a un un’azienda agricola. Sequestrati pure un cantiere nautico, due pescherecci e vari conti correnti su cui transitavano in modo vorticoso i profitti dell’organizzazione.

In gommone fra Tunisi e Lampedusa, 14 fermi: la Finanza sequestra il tesoro degli scafisti

Gli investigatori del nucleo di polizia economico finanziaria guidati dal colonnello Cosmo Virgilio sono adesso a caccia di altri insospettabili complici degli scafisti, che puntavano a nuovi investimenti. Alcuni dei fermati stavano fuggendo in Tunisia, sono stati bloccati al porto di Palermo con 30 mila euro in contanti nascosti nel'auto. Il provvedimento riguarda cittadini stranieri, ma anche sette italiani, che gestivano con l'organizzazione il trasporto di sigarette di contrabbando.

Il gruppo guidato da Fadhel Moncer seguiva la rotta Tunisi-Lampedusa anche diverse volte alla settimane. E poi utilizzava delle piccole imbarcazioni per il trasbordo nella zona di Mazara del Vallo. Di recente, il gruppo era riuscito a impossessarsi anche di alcuni gommoni già sequestrati e portati a Lampedusa. "Questo si vede che comanda - dicevano alcuni complici parlando del capo - questo è cornuto, come acciaio, parola d'onore". Nelle intercettazioni, Moncer si vantava di aver corrotto alcuni ufficiali della polizia tunisina, per far scarcerare uno suo uomo arrestato. E, intanto, gestiva anche altri affari. Qualche tempo fa, era stato indagato per traffco d'armi.

[Fonte: Repubblica.it - SALVO PALAZZOLO]

COMUNICATO STAMPA DELLA GUARDIA DI FINANZA

I finanzieri del Comando Provinciale di Palermo, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Palermo, in collaborazione con personale dello Scico e dei Comandi Provinciali di Trapani e Agrigento, del Reparto Operativo Aeronavale di Palermo e del Comando Operativo Aeronavale di Pratica di Mare, ha eseguito 14 provvedimenti di fermo di indiziato di delitto disposto dal Pm, nei confronti di soggetti (italiani e stranieri) appartenenti ad un sodalizio criminale dedito allo sfruttamento dell’immigrazione clandestina, al contrabbando di tabacchi lavorati e alla fittizia intestazione di beni e attività economiche.

Alcuni dei soggetti sono stati bloccati presso il porto di Palermo, agli ormeggi per l’imbarco su motonavi in partenza per la Tunisia, in un caso pronti a esportare illegalmente denaro contante, per oltre 30.000 euro. Sequestrate anche 3 aziende operanti nel trapanese e riconducibili al promotore dell’organizzazione criminale (un noto ristorante, un cantiere nautico e una azienda agricola, oggetto di reimpiego dei guadagni), nonché di diversi immobili e mezzi navali/terrestri, oltre a denaro contante per un valore complessivo di oltre 3 milioni di euro.

I provvedimenti scaturiscono a seguito di un’indagine condotta dal Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Palermo nei confronti di un’associazione a delinquere costituita da cittadini tunisini e italiani operanti tra la Tunisia e le province di Trapani, Agrigento e Palermo, finalizzata alla commissione dei delitti di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e di contrabbando di tabacchi lavorati.

Le attività dell’organizzazione, che si è dimostrata intenzionata a compiere atti estremamente cruenti, ha operato con estrema disinvoltura e con un fortissimo attaccamento al profitto che avrebbe ottenuto dallo sfruttamento dell’immigrazione clandestina: reclutando migranti “clandestini” e raccogliendo ingenti somme da questi pagate come prezzo per la traversata, fino a 3.000 euro per tratta; operando il furto dei natanti e dei motori utilizzati dai migranti (precedentemente introdotti illegalmente a Lampedusa) già sottoposti a sequestro dalle Forze di Polizia, rimessi nella disponibilità dei sodali operanti in Tunisia mediante consegne in mare aperto, per poter effettuare nuovi viaggi; reperendo i tabacchi lavorati da introdurre illecitamente nel territorio dello Stato per poi rivenderli al minuto, avvalendosi di una fitta rete di distribuzione operante nei mercati rionali palermitani.

L’organizzazione, che vantava basi operative nel territorio dei comuni di Mazara del Vallo, Marsala, Palermo, Lampedusa e in Tunisia, nei pressi dell’abitato di Chebba, utilizzava gommoni carenati, dotati di potenti motori fuoribordo, con i quali era in grado di coprire il tratto di mare che separa le due sponde del Mediterraneo in poche ore, trasportando, per ciascuna traversata compiuta, dai 10 ai 15 migranti clandestini oltre ad una quantità variabile di tabacchi, che raggiungeva in alcuni casi il peso di qualche quintale.

I traffici hanno consentito al capo dell’organizzazione di accumulare ingenti capitali illeciti, reinvestiti in un’estesa azienda agricola di Marsala, in un cantiere nautico di Mazara del Vallo e in un prestigioso ristorante della stessa città, tutti fittiziamente intestati a terze persone allo scopo di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali o di contrabbando.

Secondo le attività svolte dal Gico – Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata, l’organizzazione criminale è risultata in grado di diversificare, sistematicamente, le rotte e le modalità attraverso le quali ha perfezionato i traffici illeciti, sfruttando la prossimità dell’isola di Lampedusa alle coste tunisine, la disponibilità di due pescherecci italiani dislocati sull’isola pelagica – particolarmente attivi sul tratto di mare che separa l’isola italiana dalla costa africana – nonché la possibilità di avvalersi di sodali in territorio nazionale in grado di indirizzare gli sbarchi su tratti di costa prestabiliti, allo scopo di eludere i controlli di polizia e garantire una veloce “dispersione” sul territorio italiano dei clandestini appena sbarcati.

In un caso è stato possibile accertare che, attraverso l’uso di uno dei due motopesca italiani a disposizione, sequestrato nell’operazione, i membri dell’organizzazione dislocati a Lampedusa, dopo aver caricato le lance e i motori provenienti da furti perpetrati dagli stessi direttamente sull’isola presso il deposito dei natanti utilizzati dai flussi migratori, avrebbero provveduto a trasferirli su di un motopesca tunisino, armato dall’organizzazione e condotto da uno dei componenti del gruppo criminale, Khair Eldin Farhat (alias Karim), per essere riutilizzati nel favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, mediante l’uso dei cosiddetti “barchini”, con cui i migranti vengono trasferiti dai motopesca al largo sino alle coste dell’isola.

Dall’attività di indagine coordinata dalla Dda della Procura della Repubblica di Palermo è emerso come il tunisino Moncer Fadhel (alias “Giovanni” alias “Boulaya”, riconosciuto anche per la caratteristica e folta barba nera), vertice indiscusso dell’organizzazione e responsabile delle componenti criminali rispettivamente operanti in Italia e in Tunisia, abbia nel corso dell’ultimo biennio promosso e diretto una molteplicità di trasporti via mare, provvedendo al parziale reimpiego delle ingenti somme di denaro contante provenienti dalle attività illecite perpetrate dal sodalizio attraverso ingenti investimenti, realizzati con l’acquisizione di un’azienda agricola, di un cantiere nautico e di un ristorante di pregio ubicato sul centralissimo lungomare di Mazara del Vallo, tutti fittiziamente intestati a terze persone allo scopo di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali o di contrabbando cui è potenziale destinatario il promotore tunisino.

La caratura criminale di Moncer Fadhel emergeva, inoltre, da alcune conversazioni telefoniche in cui lo stesso ammetteva di aver, quanto meno in una circostanza, personalmente sollecitato la falsificazione di verbali di arresto e di aver pagato una tangente ai funzionari locali della polizia tunisina della città di Kelibia in occasione del fermo, avvenuto in quell’area, di uno dei sodali dell’organizzazione.

Le indagini hanno consentito di verificare anche l’ingresso illegale nel territorio dello Stato di numerosi cittadini extracomunitari ai quali, in alcuni casi, veniva anche garantita la possibilità di un contratto di lavoro fittizio, anche di tipo “stagionale”. Almeno sette, poi, i viaggi dalla Tunisia perfezionati in cui il gruppo criminale ha introdotto illegalmente nel territorio nazionale svariati quintali di tabacchi, realizzando profitti per centinaia di migliaia di euro.

Durante l’indagine, è stato operato un arresto in flagranza di reato per traffico di sostanze stupefacenti di uno dei soggetti oggi fermati, che nei giorni scorsi era stato controllato presso il casello autostradale di Buonfornello mentre trasportava 30 chili di hashish.

Le indagini espletate hanno, infine, consentito di ricostruire l’intera filiera criminale posta a presidio della commercializzazione di sigarette di contrabbando, dall’importazione alla minuta vendita nei mercati rionali palermitani, per i quali a settembre e ottobre sono stati operati due arresti in flagranza di reato e sequestrati 360 chili di tabacchi.

Il provvedimento emesso dalla Procura della Repubblica di Palermo, e affidato per l’esecuzione agli uomini del Gico di Palermo, pone fine alle attività illecite dell’organizzazione nello sfruttamento della disperazione di esseri umani e la priva definitivamente dei patrimoni accumulati, a concreta testimonianza della peculiare azione di servizio della Guardia di Finanza che integra funzioni di polizia economico-finanziaria e di polizia del mare.

I NOMI DEI FERMATI

Ecco l’elenco dei fermati dell’operazione della Guardia di Finanza: Fadhel (alias Giovanni, alias Boulaya) Moncer, nato in Tunisia, 38 anni, Fakhri Moncer, nato in Tunisia 35 anni, Bessem Elaiba, nato in Tunisia, 34 anni, Moussa Hedhili, nato in Tunisia, 26 anni, Nabil Zouaoui, nato in Tunisia ,55 anni, Filippo Solina, nato a Lampedusa (Ag) 51 anni, Salvatore Spalma, nato ad Agrigento, 30 anni, Francesco Sacco nato a Porto Empedocle (Ag), 53 anni, Antonino Lo Nardo, 43 anni, nato a Palermo, Giulio Di Maio, 32 anni, nato a Palermo, Vincenzo Corda, 35 anni, nato a Palermo, Pietro Ilardi, nato a Palermo, 44 anni. Due sono ancora ricercati.