Il premier incaricato Mario Draghi, nel corso del suo discorso al Senato sul programma di governo, si concentra molto sul tema scuola, ribadendo alcuni concetti già trapelati nei giorni scorsi. Fra questi anche la questione allungamento calendario scolastico.
Secondo Draghi, “non solo dobbiamo tornare rapidamente a un
orario scolastico normale, anche distribuendolo su diverse fasce orarie, ma
dobbiamo fare il possibile, con le modalità più adatte, per recuperare le ore
di didattica in presenza perse lo scorso anno, soprattutto nelle regioni del
Mezzogiorno in cui la didattica a distanza ha incontrato maggiori difficoltà.
Ecco perchè, secondo Draghi, allineare il calendario
scolastico vuol dire che si può andare a scuola anche al pomeriggio, nei
weekend, d’estate. La modalità verrà senza dubbio stabilita prossimamente. Ma è
chiaro che le parole di Draghi indicano un recupero che le singole scuole
dovranno adottare secondo le proprie esigenze.
Si tratta pertanto di una conferma: l’idea di allungare
il calendario scolastico era già trapelata in precedenza ma ancora non
aveva ricevuto conferme. Adesso Draghi scopre le carte e invita a riflettere su
questa tematica. Soprattuto Patrizio Bianchi, il nuovo Ministro che
nei giorni scorsi, alle domande su un possibile prolungamento del calendario
scolastico aveva temporeggiato: “Le scuole dell’obbligo sono già in
presenza, per i più grandi dobbiamo vedere come sta andando la pandemia,
bisogna evitare una terza ondata e bisogna essere molto cauti, ma tutti stiamo
lavorando perchè la scuola possa tornare in presenza quanto prima”. E ancora: “È presto per parlare dell’ipotesi di recupero per i
ragazzi a giugno, ci siamo insediati ieri e ci stiamo lavorando su, fin da
subito. Devo sentire tutte le voci della scuola come ho sempre fatto”.
“Occorre
rivedere il disegno del percorso scolastico annuale. Allineare il calendario
scolastico alle esigenze derivanti dall’esperienza vissuta dall’inizio della
pandemia. Il ritorno a scuola deve avvenire in sicurezza“, dice Draghi davanti ai senatori.
E a sostegno di questa tesi espone un dato: “A fronte di 1.696.300 studenti
delle scuole secondarie di secondo grado, nella prima settimana di febbraio
solo 1.039.372 studenti (il 61,2% del totale) ha avuto assicurato il servizio
attraverso la Didattica a Distanza“.
A conferma che, i recuperi, secondo il presidente del Consiglio, devono
avvenire.
E’ chiaro che adesso la modalità dei recuperi verrà
strutturata dal Ministero dell’istruzione ma, ad ogni modo, appare probabile
che saranno sempre le scuole ad adottare misure ad hoc nello specifico.
Formazione del personale docente e gli
altri punti importanti
“È
necessario investire in una transizione culturale a partire dal patrimonio
identitario umanistico riconosciuto a livello internazionale. Siamo chiamati
disegnare un percorso educativo che combini la necessaria adesione agli
standard qualitativi richiesti, anche nel panorama europeo, con innesti di
nuove materie e metodologie, e coniugare le competenze scientifiche con quelle
delle aree umanistiche e del multilinguismo“,
ha proseguito Draghi, che punta sulla formazione dei docenti, per per
allineare l’offerta educativa alla domanda delle nuove generazioni.
“In
questa prospettiva particolare attenzione va riservata agli Itis (istituti
tecnici). In Francia e in Germania, ad esempio, questi istituti sono un
pilastro importante del sistema educativo. E’ stato stimato in circa 3 milioni,
nel quinquennio 2019-23, il fabbisogno di diplomati di istituti tecnici
nell’area digitale e ambientale. Il Programma Nazionale di Ripresa e Resilienza
assegna 1,5 md agli Itis, 20 volte il finanziamento di un anno normale
pre-pandemia. Senza innovare l’attuale organizzazione di queste scuole,
rischiamo che quelle risorse vengano sprecate“,
sottolinea il premier.
Infine: “Occorre infine costruire sull’esperienza di didattica
a distanza maturata nello scorso anno sviluppandone le potenzialità con
l’impiego di strumenti digitali che potranno essere utilizzati nella didattica
in presenza“.
Fonte: orizzontescuola.it