Mazara del Vallo – Trapani - Le misteriose grotte di San Cataldo.. la tomba a bolla e la stele..con la losanga..
Siamo in Sicilia, nel Comune di Mazara del Vallo, un Comune ricco di reperti archeologici e di storiche vestigia..
Vestigia spesso abbondante e quasi sempre sconosciute.
Risalendo il fiume Mazaro, sul lato di sinistra, quello ad occidente, vi sono angoli del nostro passato praticamente sconosciuti ed, ovviamente abbandonati..
A soli tre chilometri dall’intersezione con la statale 115 che porta verso Marsala, risalendo per la Strada Regionale 18 che da Mazara porta a Ponte San Lorenzo, sul lato destro troviamo delle grandi cave abbandonate e, quasi sulla sponda ovest del fiume Mazaro una zona di grandi grotte naturali utilizzate dall’uomo preistorico..ed anche fino ai nostri tempi..
Le periodiche incursioni barbariche in Sicilia, iniziate nel 438 da Genserico, capo dei Vandali, causarono un progressivo allontanamento della popolazione dalla costa e dai centri urbani.
Circa due secoli dopo, con l’inizio di incursioni piratesche da parte dei Musulmani, gli abitanti furono nuovamente costretti all’esodo verso le campagne.
Conseguentemente, sotto il dominio bizantino, non solo si svilupparono siti fortificati rupestri, ma anche siti ipogeici che sfruttavano le grotte come fortezze.
Grotte e labirinti sotterranei, con incisioni ed iscrizioni cristiano bizantine, non mancano in tutto territorio mazarese.
Le garrebbe di San Cataldo, dall’arabo ghar=grotta, dette in seguito garrebbe di San Michele, dopo l’acquisizione delle stesse da parte proprio del Monastero di San Michele, sono enormi antri situati presso l'antichissima chiesetta di San Cataldo, sull’ alta sponda occidentale del Mazaro, a circa 6km dal centro abitato.
L’intera zona e’ ricca di tombe preistoriche dell’età’ del bronzo.
Già nella zona di ingresso, sul lato di sinistra, vi è una piccola tomba a “bolla” ovvero con una struttura quasi perfettamente sferica, quasi un piccolo igloo siciliano, oppure il ricordo di.. una capsula spaziale !
Anche per la sua dimensione inusitata: il diametro è di circa due metri.. vale la pena visitarla.
Da una sorta di grande atrio centrale, dotato di un pozzo di luce sul soffitto, oggi parzialmente crollato, si dipartono una serie di gallerie che conducono ad altri ambienti sotterranei ed a loro volta ad altri a tunnel e pozzi luce, in cui purtroppo, negli ultimi anni, e’ stato sversato del materiale di risulta, che ne ha parzialmente ostruito l’accesso, nonché deturpata la bellezza del sito.
Dalle garrebbe si continuò a cavare per secoli una pregiata pietra calcarea, più dura e resistente rispetto a quella di altre cave mazaresi.
Nel xv secolo, dalle grotte veniva estratto il salnitro, prodotto molto richiesto in quell’epoca, poiché poco tassato e facilmente esportabile.
All’interno delle stesse grotte, si trovava il laboratorio per la sua lavorazione, detto “conzu”.
Tutta l’area è piuttosto pericolosa da attraversare, sia per possibili sprofondamenti, sia per la presenza di numerose aperture, utilizzate come lucernari .
Insomma ci si può accedere con attenzione e meglio se accompagnati da una guida già esperta del luogo.
Certamente le grotte sono state utilizzate da generazioni e generazioni di mazaresi: forse già dal periodo del paleolitico superiore fino all’ultima guerra mondiale, come rifugio, e fino ai nostri giorni come deposito o luogo di ritrovo..molto appartato..
Molte delle iscrizioni paiono essere state realizzate quando il piano di calpestio delle grotte era ad un livello molto maggiore, quasi ad una decina di metri al di sopra di quello attuale come se gli strati di suolo mancanti siano stati utilizzati come materiale da costruzione ed i vari lucernari come pozzi per il sollevamento del materiale cavato fino al piano superiore, ovvero il piano di campagna attuale.
Inoltre, nel centro di una delle prime grotte , si erge una stele naturale con, impresso, ben visibile e recente, un simbolo a losanga..
Numerosi altri graffiti si trovano anche sulle pareti delle grotte più interne, molte delle quali ancora da esplorare.
Quindi vi è certamente del lavoro per gli specialisti del settore..
Del lavoro per esplorare questo angolo della Sicilia che ha ancora moltissimo da rivelare … ai novelli Indiana Jones..
Un vero peccato che questa area non possa essere trasformata in una “isola culturale”.. perché certamente, adeguatamente pulita e resa fruibile , avrebbe un grande fascino e potrebbe diventare un’ulteriore attrazione turistica per tutta l’area della Sicilia Occidentale.
Per un piacevole svago ecco un video-reportage di soli otto minuti..
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