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Il Culbianco Isabellino altra rarità nel patrimonio naturale mazarese

(Domenica 7 Ottobre 2018)
Il Culbianco Isabellino, Oenanthe isabellina, è un turdide d’origine Medio orientale, considerato raro in Europa occidentale. Si riproduce, infatti, in Grecia e in maniera più irregolare in Romania e probabilmente in Bulgaria. La Sicilia è la regione d’Italia che ad oggi ha fatto registrare il maggior numero di soggetti presenti. Personalmente l’ho rilevato un paio di volte tra il 2000 e il 2004
quando era in corso il progetto di riqualificazione ambientale della palude di Capo Feto. In quel periodo spesso percorrevo la strada litoranea in terra battuta che congiunge Capo Feto ai Margi Spanò e tra aprile e maggio, sempre sotto la pioggerellina tipica del periodo, tra i tanti culbianchi, Oenantheoenanthe, stiaccini, Saxicolarubretra, ed anche monachelle, Oenanthehispanica, mi è capitato di rilevare tre culbianchi isabellini. Ho perso un sacco di tempo nel tentativo di fotografarli, ma con il teleobiettivo 500, 8 di focale (per non parlare del 1000 a mia disposizione), non c’è stato nulla da fare. Nel corso del corrente anno, in primavera, l’amico e compagno di escursioni, Antonino Barbera, mentre eravamo intenti nella ricerca della Calandrella, Calandrella brachydactyla, mi ha riferito che in Sicilia orientale erano stati visti alcuni esemplari di Culbianco isabellino, cosa che mi ha spronato a campiere delle ricerche mirate. In primavera, tanti culbianchi a Capo Feto e nelle sciare mazaresi, ma nessun isabellino. Il 26 d’agosto, dopo l’acquazzone del 20, mentre mi stavo portando al Pantano Leone, nella la sciara di Campana Misiddi (corridoio ecologico tra la riserva Preola e il Pantano Leone) ho visto svolazzare, appresso a Lepidotteri e Ortotteri, un Culbianco con il sotto ala candido, ho bloccato subito la macchina e, col binocolo, ho avuto la conferma che si trattava di un isabellino. La vegetazione della sciara, bruciata a tappetto, mi ha reso più difficile l’avvicinamento, ma alla fine sono riuscito a realizzare un buon primo piano del soggetto, nonostante le condizioni non molto favorevoli di luce. Fino alla seconda decade di settembre ho rilevato ben sei soggetti della stessa specie e il 9/9 ho potuto riprendere, da molto lontano, un altro esemplare al mitico Pantano Leone.


Si può confondere facilmente con il più noto Culbianco, ma le proporzioni della testa, del becco, delle zampe, il jizz (per i mestieranti sta comunque per sagoma, modo di muoversi) e soprattutto la tinta dell’abito, non dovrebbero lasciare adito a dubbi. A scanso di equivoci si accludono, per i lettori, anche due fotografie del Culbianco comune.


Enzo Sciabica